Le domus de janas sono la tipologia funeraria caratteristica della cultura di Ozieri, sviluppatasi in Sardegna tra la metà del IV e l’inizio del III millennio a.c.
Sono grotticelle artificiali scavate nella roccia locale, con l’ausilio di strumenti litici, dalla gente della cultura di Ozieri.
Queste grotticelle possono essere isolate, organizzate in piccoli gruppi o in vere e proprie necropoli. Possono essere composte da una singola camera, comunemente chiamata cella, o da un numero talmente elevato di celle da diventare dei veri e propri labirinti; vere e proprie case dei morti ad imitazione di quelle dei vivi.
In esse infatti sono riprodotte e risparmiati nella roccia, pilastri di sostegno, tetto, travi di colmo e travetti laterali, alcove, tavoli, sgabelli, nicchie, zoccolature, focolari. Non mancano inoltre le decorazioni raffiguranti simboli magici e di fertilità quali protomi taurine, talvolta anche di ariete, e figure antropomorfe, scene di danze e cerimonie rituali, figure capovolte che simboleggiano la vita nell’aldilà, il modo ultraterreno opposto a quello terreno e per questo rappresentato capovolto.
Motivi astratti spiraliformi, a zig-zag, stelle, croci ecc.. rappresentavano forse il cielo e i suoi astri.
In Sardegna si conoscono circa 3.000 domus de janas, delle quali circa 150 decorate, diffuse perlopiù nella parte centro occidentale, la provincia di Sassari ne conta circa 2.000.
Il termine domus de janas in lingua sarda significa CASA DELLE FATE; anticamente infatti si credeva che queste grotticelle fossero la dimora di piccole fate o streghe, esseri soprannaturali dotati di poteri magici.
Dagli elementi cultuali presenti nelle domus de janas emergono due principi religiosi tipici di popoli agricoltori: la credenza nell’aldilà e la connessione fra culto dei morti e culto della fertilità. La terra è vista come Dea Madre che nutre, genera la vita e accoglie i suoi figli nell’aldilà.
Nelle domus de janas gli elementi architettonici e le decorazioni simboliche, talvolta colorati di rosso, e la presenza dei focolari sembrerebbero individuare lo “spazio sacro” in cui si svolgevano i riti sacri. Nel loro sonno eterno i defunti erano accompagnati da un corredo composto da statuine, generalmente in pietra, vasi, fusaiole, ecc ….
Narra una leggenda: Se di notte, mentre dormite, vi sentite chiamare tre volte, non vi allarmate sono le janas che vi hanno scelto. Vi porteranno a vedere i tesori che custodiscono e se sarete onesti e non tenterete di rubare, sarete per sempre ricompensati, altrimenti tutto quello che toccherete si trasformerà in cenere e carbone. Le janas sono un piccolo popolo, sono minute, alte poco più o poco meno di un palmo, vestono di rosso vivo, hanno il capo coperto da un variopinto fazzoletto, ricamato con fili d'oro e d'argento, e portano pesanti collane d'oro lavorato. Sono molto belle; ed il loro corpo è evanescente, luminoso, a volte tanto luminoso da abbagliare. La loro pelle è delicatissima e hanno lunghissime unghie capaci di scavare la roccia. Di giorno non escono mai, il sole, per quanto pallido, le scotterebbe facendole morire. Qualcuno le chiama fate, qualcuno streghe, ma sono entrambe le cose, dipende solo da noi, se le capiamo sono fate, se le cacciamo streghe. Abitano in piccole grotte sui costoni delle alture; nelle loro case ogni cosa e a misura di jana: il mobilio, le suppellettili, tutto.
Fra le tante dimore che le janas hanno a Chiaramonti, la più importante è quella di Murrone, un monumentale ipogeo ricavato in un bancone di trachite tufacea, circondato da ruscelli e colline ricche della vegetazione tipica della macchia mediterranea, che fanno da cornice ad un ambiente silenzioso e molto suggestivo.
Dell’intero complesso monumentale sono state esplorate finora 4 domus, le altre devono essere ancora individuate, censite e studiate. Le 4 domus presentano l’ingresso orientato a est-sud-est ed hanno tutte uno schema planimetrico a “T”, sono formate cioè da un’anticella, semicircolare o irregolare, una cella principale e altre celle supplementari che si aprono a raggiera intorno ad essa, formando uno schema denominato di tipo “sassarese”.
Le domus 1 e 2 non presentano decorazioni mentre la 3 è una vera e propria tomba santuario composta da un’anticella ellissoidale ed una cella principale di forma irregolare sulla quale si aprono cinque celle disposte a raggiera.
Il portale di ingresso, orientato ad est, presenta gli stipiti e l’architrave che conservano tracce di pittura rossa su fondo bianco. Sul lato destro dell’ingresso è presente una piccola nicchia anch’essa con tracce di pittura rossa.
L’anticella presenta il soffitto a singolo spiovente inclinato verso il lato dell’ingresso principale; sulla parete di fondo si trova il portello d’accesso alla cella principale, delimitato lateralmente da ampie lesene. Sopra il portello sono presenti due protomi taurine di stile curvilineo con le corna rivolte verso l’alto che conservano tracce di pittura rossa.
La cella principale presenta il soffitto orizzontale con decorazione a doppio spiovente con la trave di colmo e 14 travetti per lato; sul portale della parete di fondo sono presenti due protomi taurine, leggermente più piccole di quelle della cella principale, in tutta la cella principale, ed anche sul soffitto e sulle protomi, sono presenti tracce di pittura rossa. In questa cella sono inoltre presenti motivi decorativi come lesene, cornici, stipiti, architravi ecc ….
Anche se le domus 1 e 2 non presentano decorazioni sono comunque molto interessanti dal punto di vista planimetrico. La domus 1 presenta un ingresso di tipo a corridoio con canaletta centrale per il drenaggio e deflusso delle acque meteoriche. Come la domus 3 anche la 2 ha una pianta a “T” con anticella, cella principale e 6 celle disposte a raggiera intorno a quest’ultima. Sono presenti inoltre 3 celle scavate sul lato sinistra dell’ingresso prima dell’anticella. La domus 2 è molto simile alla 1 sia come planimetria che come orientamento, entrambe sud-est.
La domus 4, rinvenuta inviolata, cioè sigillata, è composta da un’anticella e una cella; le dimensioni sono ridottissime. Al suo interno sono stati rinvenuti numerosi resti ossei (appartenenti ad almeno 7 individui) e picconi litici (in pietra), utilizzati per lo scavo e la rifinitura della domus stessa.
Della necropoli fa parte una quinta domus pluricellulare, di cui si conosce sia l’esistenza che l’esatta ubicazione, ma ancora non sottoposta a scavo archeologico stratigrafico.